giovedì 14 giugno 2012

BELLA GIOVENTÚ

Ellias Muzamai Samashazi ci aspetta contento nel cortile di casa sua. Non ci vede il nostro ospite. Siede a terra su di un tappeto di canne ed una coperta mentre aspetta che uno ad uno andiamo a stringergli la mano. Ha le gambe incrociate e tra di loro l'inseparabile, fedele bastone di legno. Le sue mani grandi stringono i piedi nudi per scaldarli. Alle sue spalle un paio di scarpe da ginnastica Nike. Sono nuove. Davanti a sè poggiato in terra ha un piccolo strumento musicale ed un cappello. Sorride un pò impacciato Ellias e non sa che attorno a lui sediamo impacciati anche noi. Matiti rompe l'imbarazzo facendo qualche battuta nella loro lingua, poi gli chiede di raccontare a noi makua, bianchi, un pò della sua vita. Gli occhi parlano anche se non vedono ed i suoi lentamente iniziano a sorridere soddisfatti. Parla nella sua lingua soavemente e ci racconta fiero di come era più difficile ma meno complicata la vita di un tempo. Non esisteva il concetto sociale del lavoro, ciascuno doveva badare a sè e alla propria famiglia. I soldi non erano necessari perchè ciò che serviva, ciò che era indispensabile, ce lo si procurava per conto proprio: acqua e cibo. Si poteva cacciare all'epoca... "Hai mai cacciato un leone Ba Muzamai?" chiede per noi Matiti.
Non credo che ci siano molte domande nella vita di un uomo che hanno il potere di farlo rinascere. Sul suo volto si irradia un sorriso felice, travolgente, commovente. Si intravede nei suoi occhi vitrei la lucidità del ricordo, la gioia e la nostalgia. Sembra un bimbo quando ci racconta di quando con un suo amico hanno abbattuto un leone. Tutto il suo corpo parla muovendosi gioioso al ritmo battuto dalla memoria. Lui con la sua rudimentale lancia faceva da esca mentre l'altro con il suo rudimentale martello era pronto ad attaccare l'ignaro leone una volta distratto dalla preda. Non ci ha nascosto la paura di quel giorno, di quando attonito si è trovato sotto l'enorme felino colpito alla testa mentre si era oramai lanciato contro di lui... che giorno memorabile..
Una pausa e con lei arriva il silenzio che gli chiude la bocca e gli spegne il sorriso. Abbassa lo sguardo Ellias e gli si gonfia il cuore di nostalgia. Cala su di lui e su di noi il grigiore del suo presente. Con estrema delicatezza prende tra le mani quel suo piccolo strumento musicale. Le sue dita dimostrano di sapersi muovere sulla minuta tastiera senza bisogno di essere guidati dalla vista. La sua musica è soave, dolce, gentile, la sua voce ha le stesse caratteristiche. Ci ringrazia di esserlo andati a trovare, di aver rivissuto con lui il suo passato glorioso, di quando era forte, di quando era indomabile, di quando poteva ancora vedere "GRAZIE BIANCO PER AVERMI INCONTRATO, GRAZIE BIANCO PER AVERMI ASCOLTATO". 
Ha condiviso con noi la sua storia Ellias e ci è grato per questo.
Forse non sa che il dono più grande lo ha fatto lui a noi perchè il sapore di questo malinconico incontro si è fissato sulla pelle ed io, personalmente, lo continuo a respirare. 
Sulle note di una delle più significanti canzoni che porto con me, Bella Gioventù di Renato Zero, ringrazio te Ellias Muzamai Samashazi. Grazie di cuore.




1 commento:

  1. Grazie a te per quest'immagine cosi lontana da noi, ma così vicina al cuore.

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