giovedì 22 novembre 2012

MOVE


Per la prima volta dopo quattro mesi mi ritrovo seduta a bere un caffè, RILASSATA, davanti alla splendida vista dalla terrazza di Nkasa. Rabbrividisco commossa per la pace che emana questo posto. Il ventre si contrae nell’osservare l’imperfetta perfezione della natura nella sua totalità. Un martin pescatore si tuffa in decisa picchiata nel canale e si guadagna la sopravvivenza di oggi a discapito di quella di uno sfortunato pesciolino. Nell’acqua si disegnano piccoli cerchi che si espandono prima di svanire lentamente. Arriva il vento da lontano, prima delicato poi violento. Il rumore è dolce e soave.
Il vento ha un ruolo bellissimo nell’universo: regala il movimento a tutto ciò che sovrasta. Il movimento…
Anche gli alberi, esemplari intramontabili di stabilità e solidità si arrendono al vento. Le chiome si abbandonano, si piegano lascive al suo passare e il loro godimento si può respirare. L’acqua accarezzata dolcemente dalla brezza s’increspa, le nuvole corrono e si trasformano divertite, gli odori si rinvigoriscono, i colori si confondono, la voce della pace si perde nel fragore del vento. In questo momento, qui davanti a me, la natura vive il suo orgasmo con vivacità lasciandomi irrequieta... il richiamo del lontano non lo so domare…
Nessuno mai dovrebbe rimanere immobile nel nome della coerenza, per conto delle paure.
Bisognerebbe saper sempre quando e come IN-seguire il vento.

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