23 aprile 2012


Cesare non viene più.
Cesare lo conoscevo da poco ma ha riempito i miei pomeriggi con la sua imponenza.
Cesare è (o era) un ippopotamo che da marzo è entrato a pieno ritmo nella vita del lodge. Tutti i pomeriggi, tra le 16:30 e le 17:30, lui nuotava lungo il canale fino a raggiungerci. Si avvicinava quatto quatto, come a non volersi far notare. Ogni tanto si fermava, ci dava le spalle e si metteva a mangiucchiare! Era buffo! Sembrava fischiettasse come a dire che era lì per caso. In realtà la sua presenza era tutt'altro casuale. Cesare era curioso e impavido. Voleva capire cosa di nuovo fosse arrivato nel suo habitat; voleva capire se avrebbe potuto continuare la sua vita di sempre sereno; voleva capire se la convivenza era sopportabile. Ci siamo accorti insieme che lo era!
Nei nostri incontri pomeridiani io gli parlavo, lo chiamavo e lui interagiva a modo suo!
Si sentiva al sicuro ed usciva e rientrava liberamente in acqua.
Sono oramai un paio di settimane che non lo vedo più avvicinarsi timidamente deciso, nascondendersi e riaffiorare curioso dall'acqua, sbuffare e rotare velocissimo l'orecchio sinistro. Non appanna più l'immagine riflessa dell'albero di Jackel Berry davanti al lodge.
Cesare ha lasciato il vuoto più grande: quello del mancato approfondimento dell'incontro con il diverso.


Cesare non viene più. Cesare lo conoscevo da poco ma ha riempito i miei pomeriggi con la sua imponenza.
Cesare è (o era) un ippopotamo che da marzo è entrato a pieno ritmo nella vita del lodge. Tutti i pomeriggi, tra le 16:30 e le 17:30, lui nuotava lungo il canale fino a raggiungerci. Si avvicinava quatto quatto, come a non volersi far notare. Ogni tanto si fermava, ci dava le spalle e si metteva a mangiucchiare! Era buffo! Sembrava fischiettasse come a dire che era lì per caso. In realtà la sua presenza era tutt'altro casuale. Cesare era curioso e impavido. Voleva capire cosa di nuovo fosse arrivato nel suo habitat; voleva capire se avrebbe potuto continuare la sua vita di sempre sereno; voleva capire se la convivenza era sopportabile. Ci siamo accorti insieme che lo era!
Nei nostri incontri pomeridiani io gli parlavo, lo chiamavo e lui interagiva a modo suo!
Si sentiva al sicuro ed usciva e rientrava liberamente in acqua.
Sono oramai un paio di settimane che non lo vedo più avvicinarsi timidamente deciso, nascondendersi e riaffiorare curioso dall'acqua, sbuffare e rotare velocissimo l'orecchio sinistro. Non appanna più l'immagine riflessa dell'albero di Jackel Berry davanti al lodge.
Cesare ha lasciato il vuoto più grande: quello del mancato approfondimento dell'incontro con il diverso.

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